martedì 19 gennaio 2016

Vietato l'accesso ai bambini


Lo dico subito, e senza volerla prendere sul personale: un locale che vieta l'accesso ai minori di 5 anni per me è uno schifo di posto con uno schifo di titolare.
Le ragioni sono tante e hanno a che fare con la discriminazione, con l'intolleranza e con un sacco di altre brutte parole.
Secondo me poi i bimbi sotto i 5 anni sono potenzialmente molto meno fastidiosi di quelli più grandi. Ma poco importa, mi avrebbe fatto schifo comunque anche se avesse scelto i bambini di 8 anni o i ragazzini di 13.

È di questi giorni infatti la notizia di un ristorante romano che ha esposto un bel cartello di "vietato l'accesso" ai minori di 5 anni, con tanto di sbarra rossa sull'immagine di un neonato che piange.
La mia bacheca di facebook si è dunque divisa tra chi lo trova vergognoso, chi non riesce neanche a fare lo sforzo di astrazione e urla solo "dove dovrei lasciarlo secondo lui in macchina?" e chi invece si lascia andare a commenti del tipo "finalmente", "magari lo facessero ovunque", "ti sei fatto i figli ora grattateli, ma lascia in pace me che grazie a dio non ne ho".

Io invece uno sforzo di immedesimazione l'ho fatto e ho ripensato a quante volte ci è capitato di lamentarci a denti stretti perché siamo finiti vicino ad un tavolo con neonati urlanti, famiglie chiassose, bambini che girano intorno ai tavoli e che in sintesi rompono le palle.
La maternità non mi ha rimbambito a tal punto da dimenticare quanto possano essere fastidiosi i figli degli altri, quanto poco te ne freghi di sorbirteli, quanto il livello di sopportazione del chiasso sia diverso fra chi è abituato alla normalità e chi convive con un perenne rumore di sottofondo.

Ma mi è anche capitato di dover tollerare adulti ben più molesti o semplicemente di mal sopportare ciò che per altri era normale, accettabile o addirittura imprescindibile (la scarsa igiene o un certo tipo di rumori nel mangiare o l'uso dello stecchino solo per fare qualche esempio).

La differenza credo che la facciano il buon senso e la buona educazione.
Sul tema mi sono sempre appellata ai seguenti principi:

- non puoi chiedere a dei bambini di sorbirsi tre ore di cena seduti: è contro natura. Anche il più educato a un certo punto cederà all'isteria. Non puoi neanche pensare che la soluzione sia farli correre per il ristorante. Sarebbe più ragionevole lasciarli a casa (se puoi) o optare per un pasto più veloce e gestibile.

- se decidi di portarli al ristorante (ma anche in trattoria) devi dotarti di un arsenale di passatempo da tavolo che possano intrattenerli mentre tu degusti prelibatezze: pastelli e fogli, tablet, cellulare, libri, puzzle...la lista è infinita. Ancora una volta il gioco non può essere girare fra le sedie dei vicini, sfidarsi in una battaglia di gavettoni o lanciare posate.

- se proprio non puoi rinunciare al ristorante neanche quando tuo figlio ha 20 giorni, beh metti in conto che potrebbe capitare di dovertene andare, di dover uscire per calmarlo, di dover passare più tempo fuori che seduto a tavola. Se il pianto di tuo figlio getta te nello sgomento, figurati quanto è piacevole per il tuo vicino di tavolo che a quel pupetto urlante non vuole neanche bene

Detto questo io adoro stare seduta al bar, al pub, in caffetteria, vineria, birreria e qualunque altro posto abbia un tavolo, qualcuno che ti serve e della roba liquida da sorseggiare, adoro anche mangiar fuori, che sia in ristorante o in trattoria, al bar o in osteria, e sinceramente è uno di quei gusti che ho voluto continuare a togliermi anche dopo la nascita della Piccola I.
L'ho fatto, credo, con buon senso ed educazione inspirandomi ai principi sopracitati: no in ristoranti in cui il cibo è un rito che necessita tempo, calma e silenzio, preferenza almeno in estate per stare all'aperto con posizione strategica, sedietta portatile e sacca piena di giochi.
In aggiunta la consapevolezza che in nome della quiete (nostra e di chi ci sta vicino) qualche regola potrà non essere rispettata  quindi pazienza se I. sta un'ora attaccata al cell, se si sfonda di patatine o decide di colorarsi i pantaloni.
Per tutto il resto esistono i nonni, che io ho la fortuna di avere, o anche le rinunce che se perdo una degustazione di caprini e birre inglesi non muoio e presto arriverà il momento in cui dovrò pregare la Piccola I. di stare con me invece che buttata con gli amici su qualche panchina.

Insomma l'ho fatto di portare la Piccola I. a mangiar fuori e vorrei continuare a farlo, senza che, per il solo fatto che possiedo una figlia, mi venga proibito l'accesso in un luogo che peraltro è pubblico e quindi per definizione aperto a tutti.
E a quelli che commentano "è giusto, io non ho figli e voglio mangiare in santa pace", dico "un giorno potrebbe capitare a voi": vietato l'accesso ai maggiori di 70 anni perché notoriamente scassa palle, vietato ai giovani tra i 20 e i 30 perché troppo avvezzi all'alcol, vietato ai disoccupati perché c'è il rischio che non paghino e via dicendo.

Volendo fare i seri per un attimo, se si ritiene possibile un divieto simile, si considera ammissibile la discriminazione verso qualsiasi categoria del genere umano che possa potenzialmente arrecare disturbo ad altri clienti o allo stesso gestore del ristorante.
No ai disabili in carrozzina dunque che c'è il rischio occupino più spazio di una sedia, no ai meridionali che pare urlino troppo, no agli arabi che sono terroristi o ai neri che in spiaggia ne ho sentito uno che puzzava etc etc, come sappiamo le vie del razzismo e dell'intolleranza sono ahimè infinite.

Mi preme infine dire che se è vero che rispetto ai nostri genitori noi tendiamo a voler continuare a fare la vita "sociale" dell'epoca pre-figlio e che di tanto in tanto trasciniamo i nostri pargoli in posti decisamente inadatti alle loro esigenze, se è possibile che il concetto di "educazione" oggi sia meno autoritario e di conseguenza i nostri figli meno obbedienti (e più cafoni), se è un grande classico che prima era meglio e ora è peggio anche se è esattamente uguale, se è vero tutto questo, mi pare che oggi vada un po' troppo di moda l'intolleranza verso l'infanzia, verso l'allegria, verso un po' di sano rumore, verso qualunque fascia di età non sia la propria, intendendo la propria come l'unica capace di godere dei veri piaceri della vita, nei modi e nei tempi giusti, come l'unica avente diritto a vedere soddisfatte le proprie esigenze.

Se forse tutti ci dessimo una calmata, se oltre a concentrarci sulle nostre necessità, siano esse di detentori di bambini o di adulti senza figli, cercassimo di capire anche quelle degli altri, forse potremmo convivere amabilmente nello stesso ristorante o forse avremmo la sensibilità di capire quando è il caso di evitare certe situazioni e quando invece si può stare bene tutti insieme.

Abbiate pazienza, non tutti i genitori, solo per il fatto di aver messo al mondo un bambino, all'improvviso si eccitano per un'andata al parco-giochi o si appassionano alle gesta di Peppa Pig o non vedono l'ora di sorseggiare frullati di frutta mentre incollano cartoncini colorati nel bar-ludoteca del quartiere.
Ci sono tanti genitori, come la sottoscritta, che continuano a preferire di gran lunga una bella birra, un tagliere di formaggi e affettati, un primo degno di nota e per finire un dolcetto sfizioso. Se poi ci danno pure il caffè e l'ammazza tanto meglio.

Tollerateci, perdonateci e pensate che magari un giorno, anche solo per distrazione, vi ritroverete voi con un minuscolo rompi palle da portare in giro e a quel punto i nostri pargoli avranno già la fidanzata e la nostra vendetta, in quanto fredda, sarà ancora più spietata.










4 commenti:

  1. HO scritto anche io al riguardo http://www.nonpuoesserevero.it/2016/01/bambini-no-grazie.html e continuo a sostenere che ci siano comportamenti che non vadano bene in certi luoghi. Un bambino maleducato con genitori strafottenti non può essere un cruccio di chi vuole stare tranquillo. Un bambino educato è sempre il benvenuto ovunque, ma sta ai genitori capire quali situazioni sono consone e quali no in base anche, perchè no, al figlio che si ha :)

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  2. Certo...io sono appassionata di cibo e per mangiare sono pronta a spendere anche cifre importanti, ma non ho mai pensato di portare la bambina a fare un menù degustazione stellato. Per noi che comunque abbiamo bisogno di pace per godercelo e sinceramente anche per chi sta spendendo 100 euro e immagino voglia vivere l'esperienza nel migliore dei modi. Poi va beh dalla maleducazione non ci si difende e quella riguarda tutti adulti, bambini, ragazzi, giovani etc etc. Quello che mi fa orrore è il principio del divieto, anche se c'è un fondo di verità la trovo comunque una forma di discriminazione.
    Nel momento in cui se ne giustifica una, si giustificano tutte (potenzialmente ben più gravi). Ora leggo il tuo intervento e grazie del commento :-)

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  3. A questo punto presto troveremo cartelli per vecchi, donne, disabili... con la scusa dello spazio, del chi paga e vuole stare tranquillo. Abbiamo il Paese che ci meritiamo e i ristoratori del cavolo che ci meritiamo!

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    1. Concordo al 100%.
      E se è vero che ci sono i bambini cafoni, c'è anche tanta intolleranza in giro.
      Verso tutto e tutti.

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