giovedì 24 settembre 2015

Memorie della prima estate formato famiglia



Tre mesi di lavoro intenso, di giornate più lunghe ma che non bastano mai, di vita all'aria aperta, di aperitivi e serate in giro, di mare e progetti-vacanza, di festival e rientri in piena notte.
Tre mesi pieni zeppi di ragionevoli motivi per stare lontana da qui.
E poi le ferie, senza PC e tanta voglia di leggerezza: così i mesi sono diventati quattro e poi cinque.
In questo tempo sono cambiate tante cose e non è cambiato niente.
In realtà è la Piccola I. che cresce, che si trasforma e ci fa sembrare ogni giorno diverso dell'altro.
Parlarvi di maggio e delle nostre vacanze romane, o della prima notte a dormire dai nonni e della nostra due giorni a Padova senza figlia, è troppo lungo, faticoso, forse noioso.
Quindi lascio solo un piccolo promemoria, un segno di questa stagione così piena, incasinata, vitale della nostra esistenza.
Anche perché, quando ci verrà voglia di fare un altro figlio, non vorrei che la nostra memoria fosse troppo selettiva.
Non potremo pertanto esimerci dal ricordare che:


- La Piccola I. ha iniziato a camminare a 15 mesi suonati, quasi 16 a dir la verità. Intorno ai 14 ha accennato alcune passeggiate in solitudine, ma forse per uno spavento/caduta, ha smesso subito. E così per un mese ha deciso che sì, le piaceva molto spostarsi in giro per la casa, ma che no, non da sola, ma con l'ausilio costante del dito di mamma o di babbo o di nonni, zii, maestre e chiunque altro le capitasse a tiro. Tradotto per i meno esperti: secondo lei avremmo dovuto passare le nostre giornate ad assisterla nei suoi infiniti spostamenti, con conseguente abbandono delle nostre vite.
Di fatto così è stato: abbiamo passato giorni interi a scegliere se sacrificare le nostre esistenze in interminabili e ripetitive passeggiate o in session altrettanto interminabili di capricci (conseguenti al nostro "no, Piccola I., ora non possiamo camminare").

- Giusto per rimanere in tema, abbiamo dovuto prendere atto che con il passare del primo anno di vita, quell'angioletto che fregavi nascondendo dietro la tua schiena tutto ciò che non volevi toccasse o che distraevi con un "dov'è la Piccola I.? Cucù!" o che poteva passare anche un ora a gingillarsi con un libro cartonato, ecco che quel piccolo batuffolo di tenerezza si è trasformato in un prepotente e capriccioso nanerottolo, dicono, in piena fase dell'affermazione dell'IO. Noi abbiamo capito nostro malgrado che l'IO della Piccola I. deve essere bello grosso e che ci aspettano anni difficili. L'estate 2015 è stata pertanto caratterizzata dalle nostre prime scelte educative e da conseguenti pianti disperati della Piccola I., con tanto di rotolamento per terra, sbattimenti e lanci di oggetti. Qualora arrivasse il secondo, beh, magari dovremmo provare a non fare coincidere questa fase proprio con le tanto agognate ferie.

Apro una parentesi e parlo a voi mamme informate e lettrici assidue di bibliografie su come tirare su i figli, voi mamme dal cuore tenero e dall'alto contatto, voi mamme pazienti, ve lo dico ora e mai più: che i capricci non esistano e che in realtà quelle scene epiche siano solo un modo di dirci quello che noi non capiamo, beh è UNA BUFALA, grande e grossa come una casa. 
I capricci esistono eccome, se no come spieghereste questo strano fenomeno?
"Piccola I. no, lì non puoi andare è molto pericoloso, rischi di cadere al piano di giù"
"Nooooooooo, aaaaaah, no no no no no (urla e fa come se io non le avessi detto niente)"
"Piccola I. ho detto di no (e la afferro per evitare un volo dal terrazzo)"
"aahhahahahaahhaha, ahahahahahaahhahahaah, ahahahahhaahha, ueeueueuueueueueue (con relativi rotolamenti per terra, testa buttata all'indietro che se non stai attenta si fa male sul serio, sbattimenti di gambe e lancio del gioco di turno)"
Va avanti per un po'.
All'improvviso passa uno stormo di uccellini e come se niente fosse si gira sorridente ad indicarli,  dice qualcosa nel suo incomprensibile giapponese e sembra di nuovo la bimba allegra di sempre.
Ecco che un secondo dopo riprende  dall'ultimo "ueeeee" come se non avesse mai smesso.
Arriva  il nostro cane e di nuovo si interrompe, lo accarezza, gli dice "viaviaviavia" tutta allegra, poi  si gira da me, mi guarda fisso negli occhi e riprende con il suo ueeeeeeeeeueeeeeeueeee disperato. 
Io la guardo basita mentre cerco disperatamente di capire dove nasconde l'interruttore con cui cambia repentinamente il suo stato da "scena madre" a "che belli i pio pio, come adoro il mio cane".
Sia inoltre ben chiaro che non facciamo piangere l'ex-angelo della casa per ragioni futili o nostre fisime autoritaristiche, ci limitiamo a volerle fare il bagnetto (e neppure tutti i giorni), a evitare che finisca sotto una macchina o giù dal terrazzo, che lanci oggetti contundenti e pericolosi per sé e per gli altri  e così via. Insomma tutte cose difficilmente negoziabili.


Torniamo però a questa primavera/estate 2015 e ai nostri ricordi imprescindibili:

- Viaggiare, viaggiare, viaggiare. E' la cosa più bella che c'è. E il nostro primo lungo viaggio con la Piccola I. è stato una figata. Abbiamo scelto la Provenza: paesini e cittadine molto suggestivi (Avignone, Arles, Aix en Provence etc) lunghe passeggiate, piccole botteghe, mercatini e bistrot. Una vacanza Piccola I. - compatibile, insomma. E poi Marsiglia che è un viaggio a sé, ma che vale la pena di visitare, soprattutto dopo che è stata capitale della cultura, che ha dato vita al MuCEM e ha posto in essere un processo di riqualificazione delle zone più degradate della città.
Ci siamo concessi delle belle mangiate, un bel po' di lentezza, qualche cantina in cui degustare vini fantastici e tanto tempo con la nostra figlioletta.
Per chi se lo stesse chiedendo: la Piccola I. si è nutrita di pane, croissant, gelati, pomodori, yogurt e poco altro, tutto negli orari e nei posti più strani. Perché abbiamo deciso che era vacanza anche per lei.
Equipaggio? Passeggino ultra-leggero, lettino da campeggio e borsa frigo con piccola scorta alimentare in vista del viaggio in nave e dei km di autostrada. E naturalmente una bella sacca di giochi. Però bisogna ripetersi come un mantra: meno cose porti, meglio stai. Difficile, lo so. Ma il nostro obiettivo, la prossima volta, è portare almeno un terzo della roba in meno.

- IL TEMPO. Dobbiamo ricordarci sempre che i figli hanno bisogno di tempo. Io sono una grande sostenitrice del "tempo di qualità", delle mamme che lavorano, dei figli che vanno all'asilo, dei nonni che ci aiutano e della necessità che ogni componente della famiglia possa prendersi del tempo per sé. Però bisogna anche sapersi fermare, bisogna farlo a prescindere, ma soprattutto per questi poveri nostri bambini che neanche nati hanno già una vita piena di orari, impegni e spostamenti.
Bisogna mettere tutto in stand-by e dedicare loro tempo, tempo per annoiarsi, tempo perso, tempo per le coccole nel lettone, per fare colazione con un cucchiaino di yogurt ogni quarto d'ora, tempo per imparare, tempo per imitarci, tempo per giocare insieme fino a quando si ha voglia.
E noi in queste vacanze ci siamo dedicati vicendevolmente molto tempo felice, senza orari, senza vincoli, senza stress.

- SETTEMBRE. Poi a un certo punto le ferie sono finite, è arrivato settembre e la vita ha ripreso il suo ritmo di sempre, anche se con l'estate ancora nel cuore.
Sono contenta di come sono andati questi mesi, abbiamo collaudato il nostro nuovo assetto nelle situazioni più strane e ha retto alla grande.

Resta sempre la sensazione che non ci sia abbastanza tempo per fare tutto, per chiamare o vedere gli amici che stanno lontano, per parlare con calma con quelli vicini, per coccolare il resto della famiglia (siamo figli e nipoti a nostra volta), per stare un po' da soli, per coltivare la coppia, per mettere ordine, per fare un bel dolce e per leggere un libro.

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