lunedì 16 dicembre 2013

I professionisti della cultura dicono 500 volte: no

Immagine presa dal sito www.precaria.org
Che questo povero Paese non avesse la più pallida idea di cosa fare con l'enorme patrimonio culturale di cui dispone, è evidente a tutti. 
Che la situazione dei professionisti della cultura sia priva di qualsiasi dignità e rispetto, forse a qualcuno è sfuggito.
Ebbene l'ultimo evento agli onori della cronaca è emblematico.
Il Ministro Bray da mesi annuncia il reclutamento di giovani operatori culturali per una grande campagna di digitalizzazione, ne parla come se fosse la svolta per il paese e per i poveri disoccupati della cultura, come se bastasse un'azione di questo tipo per risollevare le sorti di un settore in ginocchio.
Da quando mi occupo di beni culturali ho visto più campagne di digitalizzazione che qualunque altro tipo di attività volta a promuovere e valorizzare il nostro patrimonio. Probabilmente i motivi sono tanti, ma nessuno mi toglie dalla testa che sia più semplice avviare una campagna di digitalizzazione che riformare completamente un settore che da sempre si occupa solo di conservare e tutelare (e quindi spendere) e non di rendere fruibili i beni di cui dispone.
Detto questo, sappiate che il problema è un altro.