martedì 17 luglio 2012

Cous Cous con pesto di pomodori secchi e... SI, AI MATRIMONI GAY...



Siccome non bastava il Berlusca, ci si è messo anche il PD con il suo rifiuto di esprimersi in maniera chiara sui matrimoni gay.
La verità è che il PD non è più un partito progressista, non è più un partito di sinistra. 
Sarebbe bene che lo ammettesse prima di tutto a se stesso e poi ai suoi elettori, ammesso che ce ne siano ancora... 
Ma mi ero ripromessa di non parlare di politica ed è per questo che mi consolo con una bella ricetta, tanto buona quanto facile. 


COUS COUS CON PESTO DI POMODORI SECCHI
(liberamente ispirato ad una ricetta di SALE e PEPE, 2012)


La ricetta è per 4 persone. 
200 gr di COUS COUS (anche un po' di più va bene) 
12 pomodorini secchi sott'olio (se sono pomodori grandi bastano 6 interi) 
2 cucchiai di capperi sotto sale 
50 gr di mandorle pelate
1/2 limone 
1 arancia
 Peperoncino piccante 
Olio extra- vergine d'oliva 
Sale 


PER IL COUS COUS 
Non so come siete abituati a fare il COUS COUS, ognuno ha la sua teoria e anche le istruzioni spesso cambiano da scatola a scatola. Io metto l'acqua in una piccola casseruola con un pizzico di sale e un cucchiaino d'olio (lo so non è molto chiaro, ma l'acqua la metto ad occhio!) e la porto a ebollizione, in un'altra casseruola metto il COUS COUS e lo faccio tostare un po'. 
Poi spengo il fuoco e bagno il COUS COUS con l'acqua. La lascio assorbire per un po' (metto il tappo) e poi sgrano il COUS COUS con la forchetta. 


PER IL PESTO 
Mettete i capperi in una ciotola di acqua calda. Tenete da parte un pomodoro secco e dei capperi per la decorazione. Mettete tutto nel mixer tagliato a pezzetti: i pomodori, i capperi, le mandorle, l'arancia sbucciata, il succo del limone e un pizzico di peperoncino. Frullate per bene finchè non ottenete una salsa omogenea. Unite quindi 4 cucchiai di olio, un mestolino di acqua fredda e fate frullare ancora bene.


Unite tutto al COUS COUS, mettete la decorazione (se volete essere proprio precisini) ed è fatta!!


sabato 14 luglio 2012

La repubblica delle banane


Mi ero ripromessa di non farlo, mi ero detta che il mondo non ne aveva bisogno, che l'oblio alle volte è più forte di mille parole. Che quelle parole sono state già dette, tutte.
E invece, ci sono cascata. Il problema è che non riesco a trattenere il mio sdegno.
Ma proverò almeno ad essere distaccata, proverò a lasciare da parte tutto quello che, da Ruby alle barzellette, passando per la Minetti, i suoi fan considerano solo "contorno", "scelte personali", piccoli vizi di un grande uomo.
Posso dire che un presidente del consiglio di 78 anni non lo voglio, qualunque sia il colore politico.
Perché di tutti questi anziani che hanno distrutto 3 generazioni del nostro paese ne ho le tasche piene.
Posso dire che uno che ha già fatto il Presidente del Consiglio tutte queste volte, a prescindere dall'aver fatto bene o male, dovrebbe avere l'umiltà di mettersi da parte, perché è evidente che quello che poteva dare l'ha già dato (purtroppo, aggiungo).
Posso dire, infine, che se sei il Presidente del Consiglio e deve intervenire il Presidente della Repubblica (un altro vecchietto) per buttarti fuori perché la tua credibilità con il resto del mondo è ormai inesistente e stai trascinando il paese in un baratro senza ritorno, anche solo per pudore dovresti ritirarti a vita privata.
Detto tutto questo, lui, il suo maschilismo, il suo rincoglionimento da vecchio porco, la sua idea del mondo, i suoi traffici, le sue battute becere, la sua infinita vanità, la sua arroganza, il suo sorriso di plastica, ecco mi fanno schifo. E mi fanno schifo anche tutti coloro che lo circondano e che, pur di garantirsi una fetta di potere e le tasche piene, assecondano questo spettacolo ignobile. E naturalmente mi fa schifo questo paese in cui, nonostante tutto quello che è successo, è lecito temere che possa rivincere.
Lo so, se uno come lui è ancora un rischio plausibile, è tutta colpa della sinistra, del PD e di una classe politica ridicola. Lo so. Ne sono consapevole. Ma ne parleremo un'altra volta.
Quando infrangerò di nuovo la promessa di non parlar di politica.